Alopecia androgenetica maschile: sintomi
L’alopecia androgenetica, nota anche come calvizie ereditaria o maschile, è una condizione medica che provoca una perdita di capelli progressiva, solitamente dal cuoio capelluto. Ecco un elenco illustrato dei sintomi più comuni associati all’alopecia androgenetica:
- Diradamento dei capelli sulla sommità del cuoio capelluto, che può iniziare con una piccola area di diradamento o perdita di capelli e peggiorare nel tempo.
- Calvizie a forma di M, caratterizzata da un restringimento della linea frontale dei capelli, che spinge indietro i capelli attorno alle tempie.
- Capelli che diventano più sottili e fragili, perdendo la loro consistenza e il loro volume.
- Aree del cuoio capelluto che sembrano più chiare o glabre rispetto al resto dei capelli.
- I capelli cadono facilmente durante lo shampoo o la pettinatura, lasciando il cuoio capelluto scoperto.
- Crescita dei peli sul viso o sul corpo, in particolare negli uomini.
- La pelle del cuoio capelluto può sembrare più grassa o oleosa.
- Il prurito o l’irritazione del cuoio capelluto, spesso associato all’accumulo di sebo o alla formazione di forfora.
- In rari casi, la perdita di capelli può estendersi a tutto il cuoio capelluto o ad altre parti del corpo.
Milioni di italiani soffrono di alopecia androgenetica
Secondo le stime più recenti ne soffrirebbero fra i 19 e i 22 milioni di maschi italiani. Se si osserva un campione di popolazione over 50 emerge che la metà porta sul capo segni di alopecia androgenetica. Tali dati spiegano perché questa condizione sia nota anche con il nome di calvizie comune.
L’alopecia androgenetica è progressiva e le prime avvisaglie della sua azione sono un diradamento dei capelli che prende avvio dalla fronte e dalla parte centrale della testa per poi estendersi risparmiando solo i capelli di nuca e tempie. Spesso fra i sintomi vi sono anche forfora ed eccesso di sebo. Il cuoio capelluto infatti tende a diventare secco e per questo a frastagliarsi in piccolissime lamelle bianche, che cadendo si depositano poi sui vestiti, mentre i capelli divengono più grassi a causa dell’eccesso di sebo. Si tratta di aspetti che possono accompagnarsi alla presenza di alopecia androgenetica, ma che in alcun modo ne sono la causa.
La principale manifestazione di alopecia androgenetica non è la perdita del capello, bensì il diradamento, è solo nei casi più gravi che si arriva alla calvizie. L’alopecia androgenetica infatti non consiste nella caduta del capello bensì in una sua trasformazione poiché altera i cicli del suo sviluppo. In pratica l’azione dell’enzima 5-alfa reduttasi accorcia la fase di crescita del capello favorendo quella di riposo e contemporaneamente dissecando il follicolo. Il capello avvia una fase di miniaturizzazione ossia diminuisce progressivamente il proprio spessore, il colore e infine la lunghezza e si trasforma, nel tempo in una peluria quasi impalpabile. Solo al termine di tale processo può avvenire la caduta. Non tutti i follicoli presenti sul capo di un uomo mostrano la stessa reattività all’enzima 5-alfa reduttasi ecco perché solitamente i capelli della parte posteriore della testa tendono a non diradarsi.
Tutti questi sintomi sono irreversibili. Le attuali cure infatti permettono di bloccare per un determinato periodo di tempo l’azione dell’alopecia, ma non possono eliminare la condizione stessa. Per far sparire il diradamento è necessario ricorrere alla chirurgia. Il trapianto, o l’innovativo autotrapianto, sono in grado infatti di riportare i capelli in una testa affetta da alopecia androgenetica.
Sebbene al momento la ricerca scientifica non sia in grado di elaborare una cura che arresti il processo di perdita del capello l’osservazione scientifica ha invece elaborato una scala per descrivere i vari livelli di alopecia. Non tutte le persone predisposte a tale condizione ne sviluppano i medesimi sintomi.
Gradi di alopecia androgenetica maschile: la scala Hamilton-Nordwood
L’alopecia androgenetica si evolve dando luogo ad una graduale stempiatura che si origina nella parte centrale-superiore della testa e tende poi ad allargarsi senza tuttavia, a parte eccezioni, coinvolgere tempie e nuca. La progressione del diradamento è stata fotografata da una tabella che porta il nome dei due medici che l’hanno elaborata ossia scala Hamilton-Nordwood. I due medici, il primo l’ha elaborata nel 1950 mentre il secondo l’ha incrementata nel 1970, hanno individuato ben sette stadi per descrivere i sintomi dell’alopecia androgenetica. Nello stadio I è rappresentato un poco accennato diradamento, mentre lo stadio VII fotografa una pronunciata assenza di capelli. Questa scala è attualmente utilizzata dai tricologi per stabilire il grado di calvizie del paziente.